Cani e gatti possiedono caratteristiche specie specifiche abbastanza diverse, nonostante condividano lo status di predatori. Per capire le profonde differenze tra le due specie bisogna rifarsi alle caratteristiche etologiche di entrambe ed avere uno sguardo filogenetico sui diversi comportamenti: il cane è tra i primi animali ad essere stato addomesticato dall’uomo (secondo recenti studi forse più di 30.000 anni fa), e il suo antenato è il lupo, un animale che vive in branco, estremamente prosociale, che coopera con i compagni e pensa in collettivo; il gatto diversamente è un animale solista, anche se non solitario: si interfaccia infatti con i conspecifici, ma sopravvive cacciando e difendendo il proprio territorio da solo, in indipendenza, contando sulle proprie forze. Le differenze tra loro riguardano il loro modo di stare nel mondo, di costruire le relazioni e di comunicare, ma anche le dotazioni corporee: i gatti hanno un corpo flessuoso, grazie anche in parte ai muscoli delle zampe hanno una buona accelerazione ed hanno un’ottima prensione della preda; i cani al contrario sono ottimi corridori, a scapito della loro capacità di presa e della mobilità delle zampe sul piano laterale. Tutte queste differenze ci aprono due mondi estremamente distinti, ma con tratti in comune: cani e gatti appartengono entrambi a specie sociali, che però vivono la socialità in modo diverso, il cane in modo collaborativo e il gatto in maniera conviviale; nonostante siano gli animali da compagnia per eccellenza, l’essere umano fatica a comprendere appieno tanto la socialità del gatto quanto quella del cane, per cui “impropriamente dà dell’opportunista al primo e dell’ossequioso al secondo” (Pensieri sul cane e altri animali, R. Marchesini). La comunicazione si basa sul “sentire”, la parola stessa significa, analizzandone l’etimologia latina, “mettere in comune”: si tratta quindi di trovare un terreno condiviso, una comprensione reciproca ostacolata dal fatto che la realtà che percepiamo non esiste in modo univoco, anzi è proprio la percezione individuale che crea la realtà, che dunque è relativa. Dimenticando questo, si rischia di dare per scontata una visione condivisa, soprattutto con gli animali che sentiamo di conoscere meglio, come cani e gatti. Tenendo a mente queste caratteristiche, capiamo dunque che cane e gatto possono rappresentare due mondi per certi versi antitetici e speculari, che però possono convivere. Queste differenze possono portare l’uomo a sentirsi maggiormente affiliato al cane o al gatto, dipendentemente dai tratti e dalle modalità di relazione che avverte maggiormente vicini ai propri. Mi sento di sottolineare che l’amore non necessariamente va di pari passo con una possibile convivenza, poiché è cosa diversa dal possesso: credo che nella scelta di far entrare un animale non umano nella nostra realtà domestica bisogni tener conto delle sue necessità, di ciò di cui avrebbe bisogno e che dovremmo garantirgli per una gestione considerabile come etologicamente corretta. Si torna sempre alla responsabilità e alla consapevolezza delle proprie scelte: io posso amare il cane (o una data razza di cane, con caratteristiche ancora più specifiche), riconoscendo però di non potergli garantire una vita piena, in cui possa esperire sé stesso nel suo essere cane e quel cane (discorso analogo ovviamente per il gatto, la cui felinità non può essere lasciata fuori dalla porta di casa, o per altri animali domestici). Prendendo in esame il detto, che in quanto tale è un’ovvia semplificazione, si può comunque portare una riflessione, che vede nell’immaginario collettivo (più o meno a livello globale, con qualche differenza) il cane e il gatto come gli animali d’affezione che in maggior misura possano portare valore nella convivenza con l’uomo. Quella presa in esame risulta una distinzione arbitraria, che sceglie di polarizzare dei punti di vista relativi, e che quindi non riescono ad esaurire tutte le possibili sfumature che possono essere ricomprese all’interno di questi due “estremi”. Le premesse stesse sono riduttive, andando a racchiudere in una scelta binaria molte altre opzioni che sembrano così ridursi ad essere solo dei sottoinsiemi di queste: cane e gatto, gli animali da compagnia per eccellenza, assolvono così al compito di rappresentare tutti gli altri, o quantomeno di farne da metro di misura, annullando le differenze che rendono peculiare ogni altra specie (anche solo tra quelle definite domestiche), oltre che, ovviamente, la singolarità di ogni individuo.