La mediazione

Vorrei condividere una riflessione sulla mediazione, nata da un interessantissimo video di Rachele Malavasi (divulgatrice scientifica, esperta in etologia equina e tecnico equestre: trovate il suo sito QUI!).

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Il video in questione riprende alcuni momenti del processo di inserimento di un nuovo cavallo in un branco. Il branco è composto da diversi soggetti, ognuno dei quali con competenze differenti. Ad un certo punto (circa dal minuto 16:05) possiamo notare come l’arousal di alcuni di questi si alzi molto, quasi tutti i cavalli infatti si attivano in modo significativo. Tra tutti vediamo però una cavalla (la grigia del video) che si dimostra particolarmente competente nella dimensione sociale. Percependo l’emotività eccessiva dei suoi compagni e pur non provandola lei per prima, la fa propria (la ricalca) per cercare di orientarla e permettere ai compagni di sfogarla in un’altro luogo ed attività, contestualizzandola meglio. Si fa perciò seguire in uno spazio più ampio ed adeguato, tornando subito dopo allo stato emotivo che aveva poco prima, proprio perchè probabilmente quell’emozione così forte non era sua. Ecco io credo che, al di là di ciò che si possa o meno dire da questo video, e tralasciando il fatto che ovviamente si tratta di provare ad interpretare delle evidenze comportamentali il cui significato non è certo, credo che letto in questo modo questo comportamento sia esplicativo del ruolo che può avere un mediatore. Non solo: credo che la mediazione abbia a che fare con il contagio, ma non esclusivamente nel senso comune per cui il bravo mediatore debba essere in grado di saper contagiare e coinvolgere gli altri. Ma anche e soprattutto che sia capace di farsi contagiare dallo stato emotivo altrui, per farsi portatore e guida nell’orientare quell’emotività, in modo da riportare a quell’equilibrio che il branco ricerca, e che non è una dimensione statica, ma piuttosto una continua una conquista.